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13 November, 2022

Torre Castiglione - tra i crochi ed il misterioso linguaggio dei gechi

Un'escursione con tempo uggioso, rubata alla pioggia incombente.

Ad accogliermi, il raro gabbiano corso (almeno altrove, dato che nell'Arneo abbiamo il maggior numero di segnalazioni di tutta Italia), di cui ho registrato il richiamo - comunicazione tra due esemplari.

Si tratterà di una coppia per la vita, come tipico di molti uccelli, o di una conversazione genitore-e-figlio oramai cresciuto? Probabilmente la prima, dato che entrambi mostrano il piumaggio da adulti ed i gabbiani (tutte le specie) impiegano 2-3 anni per cambiare il proprio piumaggio nelle sfumature di quello che li accompagnerà per il resto della vita.

Al riparo di una cengia rocciosa la meraviglia di sentire i gechi, uno dei rari esempi di lucertole che emettono suoni, richiamarsi da una fessura all'altra, un vero e proprio sistema di comunicazione che faceva più pensare ad un animale sia pur minimamente sociale, piuttosto che alla semplice rivendicazione di un territorio.

Mi piacerebbe sapere se i loro richiami siano distinguibili per specie, presumo di sì, bisognerebbe però registrarne il debole suono anche con uno spettro più largo di quello udibile da noi umani, essendo animali fortemente legati al substrato roccioso; potrebbero infatti anche usare infrasuoni, come fanno le Chrysoperla e gli elefanti.

Un veloce frullo d'aria, tra i canti onnipresenti dei pettirossi, mi segnala un timido occhiocotto; onnipresente nel periodo primaverile, è invece abbastanza difficile da fotografare in autunno-inverno, dato che letteralmente salta, più che volare, dall'interno di un cespuglio ad un altro, presumibilmente in questo modo riesce anche a minimizzare la dispersione termica, annullando l'effetto del vento mentre caccia tra le fronde gli oramai rari insetti.

Nel mentre, un martin pescatore è venuto a scaldarsi su un posatoio vicino alla parete di roccia, non sembrava intenzionato a pescare, quanto piuttosto ad assorbire avidamente il calore riflesso dalle rocce.

Continuava però il suo caratteristico movimento ondulatorio - su-e-giù - mi è venuto in mente una possibile ragione evolutiva di questo comportamento (oltre al sempre possibile far meglio notare la sua presenza ai consimili evidenziando la sua straordinaria livrea), ossia raccogliere dati da due posizioni diverse, rispetto alla posizione delle prede sotto la superficie dell'acqua, in modo tale da eliminare l'effetto della diffrazione (il fenomeno per cui un bastone immerso nell'acqua pare spezzato da chi lo osservi dal di fuori), ovvero una triangolazione per annullare il disturbo.

Ho notato anche la piccola macchia bianca alla base del becco, sulla fronte, cui non avevo mai fatto caso - i colori del martin pescatore sono così appaganti per occhi e cuore, che lo stordimento di tanta bellezza a volte rende difficile notare i singoli dettagli, come anche il becco bicolore.
Bisognerrebbe avere l'occhio del mio Amico ed Artista Luigi Tondo per cogliere ogni minimo dettaglio del meraviglioso mondo che ci circonda - spiegazione del perché il disegno e la fotografia dovrebbero essere materia insegnata nelle scuole di ogni ordine e grado.
Volato via, l'ho sentito più tardi, un tonfo sordo nell'acqua, che mi segnalava l'inizio della sua pesca tra le carici.

Nella spunnulata, le gambusie sembrano molto diminuite di numero; essendo la temperatura dell'acqua costante tutto l'anno, mi chiedo se la riduzione del numero non sia dovuta proprio alla predazione dei martin pescatori, per i quali è preda particolarmente gradita ed appetibile.

Fuori, sui prati xerici (ossia asciutti), una notevole fioritura di Crocus thomasii,

così fitta da ricordarmi (in scala 1:100), le straordinarie fioriture di crochi primaverili nei pianori della Grande Porta del Pollino.

Speriamo di poterci andare quest'anno, per vederli spuntare eroici dall'ultima neve, ancora presente e brillante nel suo liquefarsi gelida nel mese di maggio, per poi divenire rapido torrente nelle Gole del Raganello.
In quei grandi spazi la natura assume un aspetto alpino, gli alberi, radi, sono limitati ai monumentali esemplari di pino loricato, che si stagliano contro l'azzurro e le nuvole del cielo - l'azzurro dei crochi, che necessitano di tanta luce per vegetare, sembra sciogliersi nell'orizzonte, rimescolando cielo e terra.

I nostri crochi autunnali, invece, pure bisognosi di luce, ci segnalano una steppa molto stabile, indisturbata da almeno da una decina di anni; nel tempo, nel chiudersi del timo arbustivo e dei camedri, il loro numero diminuirà progressivamente, ma per ora questa parte della Riserva, frutto del degrado antropico, ci permette di godere di una biodiversità ancora maggiore, alla scala locale.
Crescita, declino, scomparsa e sostituzione sono tutte previste nei cicli naturali, il problema dell'influenza umana è il non comprenderne i tempi e le successioni, acquisendo così solitamente il ruolo di uno stupido agente devastatore di quella che è la ricchezza della pianeta Terra(1).

Un'ultima foto, degli artigiani al lavoro per ricostruire i muri a secco, che presto separeranno l'area della Riserva dal resto del territorio di Porto Cesareo (pur notevole e spesso tutelato dal Piano paesaggistico), che diverranno baluardo all'ingresso di moto fuoristrada e quod - la stupidità di un uso turistico non compatibile e distruttivo per le splendide dune con la caratteristica vegetazione pioniera, ancora presenti.

(1) Nota - secondo me "Terra" dovrebbe essere declinato al femminile, come Gaia.

Posted on 13 November, 2022 14:27 by valentino_traversa valentino_traversa | 8 observations | 3 comments | Leave a comment

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